Sesterzio autentico di Nerone
  • Sesterzio autentico di Nerone
  • L'imperatore Nerone effigiato sul sesterzio romano
  • la dea Cerere e l'Annona raffigurate sul sesterzio di Nerone

Il sesterzio dell'imperatore Nerone

4.270,00 €
Tasse incluse

Sesterzio emesso da Nerone nel 67 d.C. per celebrare l’approvvigionamento del grano, rappresentato dalla dea Cerere e dalla personificazione dell'Annona, visibili sul rovescio.

La moneta disponibile ha una qualità del 35% della scala Bolaffi ed è corredata da certificato di garanzia e autenticità.

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Quantità

Questo sesterzio di Nerone celebra il grano e il raccolto agricolo, grazie alle beneaugurali rappresentazioni dell'Annona e della dea Cerere. Si tratta di uno dei tempi più importanti per la sopravvivenza e il benessere di Roma.

  • Anno di emissione: 67 d.C.
  • Metallo: Oricalco
  • Peso: 28,2 gr.
  • Diametro: circa 37 mm.
  • Contorno: non regolare

Il diritto

La testa dell’imperatore Nerone, ornata da una corona di alloro e rivolta a destra, è circondata in modo praticamente completo da una legenda, lunga e molto abbreviata, che inizia in basso a sinistra sotto il collo e si sviluppa in senso orario. L’inizio e la fine della legenda sono separate da un globetto posto in corrispondenza della punta anteriore del collo.

La prima parte della legenda è puramente onomastica e riporta tutti i nomi dell’imperatore, mentre la seconda parte elenca le cariche e i titoli di cui poteva fregiarsi al momento della coniazione di questo sesterzio. Gli elementi presenti in questa seconda parte consentono in genere di individuare la data, o almeno il periodo, di coniazione delle monete facendo ricorso alle fonti storiche. Tuttavia in questo caso, come spesso capita nella monetazione di Nerone, due degli elementi citati, la carica di Pontefice Massimo, massima autorità religiosa del mondo romano, e il titolo onorifico di Padre della Patria, erano conferiti a vita, e il terzo elemento, che è la carica annuale di Tribuno della Plebe, viene citato senza precisare con un numerale a quale conferimento si faccia riferimento. Si tenga presente che il Tribunato della Plebe gli fu conferito annualmente con continuità durante tutto il suo regno per un totale di quattordici conferimenti.

Dunque gli elementi che la legenda fornisce non consentono di indicare una data o un periodo di emissione. Tuttavia gli studiosi specialisti sono comunque riusciti ad attribuire l’emissione di questa moneta all’anno 67 d.C. Ultimo elemento degno di nota è la presenza del globetto in corrispondenza della punta anteriore del collo dell’imperatore; tale presenza è caratteristica della zecca di Lugdunum (l'attuale Lione), ma non vi sono evidenze che consentano di affermare con certezza che si tratti di un marchio ufficiale di quella zecca.

Il rovescio

La raffigurazione che occupa interamente il campo di questo rovescio mostra sostanzialmente due figure femminili, accompagnate da vari elementi simbolici. La figura sulla destra è la dea Cerere, velata e drappeggiata, seduta verso sinistra con due spighe di grano nella mano destra, una torcia accesa nella sinistra e con il piede sinistro che poggia su una predella. Quella sulla sinistra è una personificazione dell’Annona stante, rivolta verso la dea, con la mano destra appoggiata al fianco e con una cornucopia nella sinistra. Fra le due figure è presente un’ara inghirlandata, sulla quale è posto un modius contenente altre spighe, e sullo sfondo compare il profilo di una prora di nave.

La legenda, apparentemente semplice perché composta di tre sole parole non abbreviate, presenta qualche problema di interpretazione per la forma grammaticale e la successione con cui le parole si presentano. Pare da escludere che le parole formino una frase e sembra da privilegiare l’ipotesi che esse alludano separatamente alle due figure rappresentate: una l’Annona dell’Augusto, la divinità preposta alla conservazione e distribuzione del grano per conto dell’Augusto, e l’altra la dea Cerere, protettrice delle messi e in genere dei frutti della terra.

Questo rovescio è ispirato a uno dei problemi più importanti e ricorrenti per la capitale dell’impero romano: l’approvvigionamento del grano per i suoi abitanti. Nella complessità di questa raffigurazione, la personificazione dell’Annona compare per la prima volta nella monetazione romana e le sua raffigurazioni successive non sono altrettanto elaborate e ricche di significati simbolici, se si eccettua un Sesterzio di Domiziano il cui rovescio è sostanzialmente copiato da questo.

Infine, in esergo sono presenti le lettere S e C, come accade praticamente su tutte le monete romane in bronzo, almeno fino alla fine del III Secolo d.C.. La presenza di tali lettere aveva lo scopo di dare evidenza pubblica al fatto che la monetazione del bronzo era una prerogativa del Senato e che ogni emissione richiedeva un suo Decreto.

N076426

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